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Metaverso: pionieri del futuro?

egli ultimi mesi abbiamo sentito sempre più spesso parlare di Metaverso, specie da quando Mark Zuckerberg, presidente e CEO del colosso dell’industria digitale Facebook, ha annunciato il cambio di nome dell’azienda in Meta, lasciando la dicitura Facebook per il solo social network. E chi, poi, non ha letto qualche titolo di giornale relativo agli innovativi visori Oculus, sempre prodotti da Meta?

Ma che cos’è effettivamente il Metaverso? Che potenzialità ha oggi? Quali sviluppi potrebbe avere in futuro?

Cathy Hackl, futurista tecnologica ed esperta di Metaverso, afferma: “Tendo ad avere una visione piuttosto ampia di cosa sia il Metaverso. Credo che sia una convergenza delle nostre vite fisiche e digitali. Sono i nostri stili di vita digitali, che abbiamo vissuto al telefono o al computer, che raggiungono lentamente le nostre vite fisiche […].”

Ma poiché si tratta ancora di un progetto allo stato embrionale, non esiste un’unica definizione di Metaverso sulla quale siano tutti concordi. Quel che sembra certo è che il Metaverso potrebbe stare alla realtà virtuale come gli attuali smartphone stanno ai primi, rozzi, modelli di cellulari degli anni Novanta.

Per approfondire l’argomento e rispondere a queste (e molte altre) domande, Officina38 si è rivolta a due amici e professionisti del settore, Pietro Bonada, fondatore della start up torinese REVIBE – Metaverse Factory con sede alle OGR, e Benedetta Caridi, creative director e metaverse consultant di Mezcal Agency.

Per usare parole semplici: cos’è il Metaverso

Benedetta: Il termine Metaverso deriva dal greco μετά «con, dopo, oltre» e dal latino versus, part. pass. di vertĕre «volgere»; letteralmente «volto in altra direzione». Questa definizione gentilmente offerta dal dizionario De Agostini, ci aiuta però nell’esplorazione di cosa effettivamente sono i Metaversi: universi paralleli e alternativi di realtà virtuale che offrono esperienze immersive in cui ognuno di noi è rappresentato tridimensionalmente da un avatar.

Le parole chiave per capire cos’è il Metaverso sono a mio parere: decentralizzazione, criptoeconomia e co-creazione di contenuti. Ossia un mondo in cui l’utente è posto al centro, è padrone dei propri contenuti ed è in grado di monetizzarli, un mondo in cui l’economia ed il potere di acquisto sono diffusi e non centralizzati. E tutto viaggia grazie all’uso delle crypto.

Precedenti storici veri e propri non ne esistono, ed è questo il bello di questa era early stage, è tutto da scrivere!

Pietro: Ad oggi non esiste una definizione di Metaverso che metta tutti d’accordo. Il termine viene usato per la prima volta nella cultura cyberpunk (1992), arrivato oggi fino a noi soprattutto dopo il grande annuncio di Mark Zuckerberg con il cambio di rotta e naming della holding in Meta. Possiamo dire che il Metaverso definisce tutti quei luoghi virtuali digitali in cui attraverso un avatar è possibile vivere e costruire esperienze in scenari grafici in 3D. Sono differenti le tecnologie che possono aumentare funzionalità ed esperienza nel Metaverso: dalla realtà virtuale a quella aumentata, dalla blockchain agli NFT.

Il Metaverso è il futuro di Internet, il cosiddetto Web3, un insieme di spazi virtuali attraversati da avatar, un passo avanti rispetto alla realtà virtuale in cui le persone possano diventare da creator a owner.

Ma c’è chi dice che il Metaverso è tra noi da molto più tempo, proviamo a pensare ad esempio al mondo del gaming come GTA, The Sims, Second Life, Fortnite. In realtà, queste sono piattaforme che hanno creato le fondamenta dell’internet che verrà, un nuovo modo di vivere esperienze.

Come sei venuto/a a conoscenza dell’esistenza del Metaverso e quando hai deciso di investire professionalmente in questa direzione? Perché?

Pietro: È da circa un anno che stiamo lavorando alle tematiche legate a Metaverso, blockchain e NFT. Siamo una realtà che ha sempre puntato sull’innovazione e sulla sperimentazione e non potevamo non investire in questa direzione.

Benedetta: Sono anni che lavoro con le esperienze immersive, prima collaborando con una startup di social tv e social shopping, poi come direttrice creativa di un’agenzia che ha al suo interno una post produzione molto competente in merito alle nuove tecnologie. Già da tempo lavoravamo sulla virtualizzazione di environment… e questo è sempre il primo passo per accedere ai Metaversi. Poi, l’avvento di Unreal ha cambiato tutto, e disegnare ambienti, città, universi in 3D è stato e sarà sempre più semplice e più veloce.

Guardando al futuro… quali sono le potenzialità, presenti e future, del Metaverso, secondo te?

Benedetta: Inesplorate e potenzialmente vastissime. Il presente del Metaverso è, per gli utenti, cominciare a familiarizzare con NFT, crypto e UX legate ad esperienze in AR, VR, MR e XR; per quanto riguarda i Brand capire che nel Metaverso… chi prima arriva meglio alloggia! Nel senso che chi prima capisce in quale Metaverso vuole collocarsi, con quale target, con quale budget e soprattutto con quale obiettivo, prima sarà ricompensato dal mercato prossimo futuro.

Per quanto riguarda il futuro, vedo in prima linea settori come: Automotive, Health Care, Fashion e, naturalmente, gaming ed eventi.

Pietro: Sono tutte da verificare. Sarebbe come chiedere che evoluzione avrebbe avuto il web nei primi anni Novanta. Sicuramente le potenzialità in ambito ludico e formativo sono enormi. Il tema che mi interessa, però, è come i brand e le aziende possano creare valore attraverso il Metaverso.

Il mondo parallelo, virtuale, che sostituisce il mondo reale ha una storia ormai lunga nella fantascienza letteraria e cinematografica. Vedi dei possibili rischi – presenti e futuri – connessi ad una diffusione capillare dello stesso? È possibile immaginare un futuro, a tratti distopico, in cui ci saranno persone che “vivranno” indossando dei visori?

Pietro: La tecnologia è spaventosamente inarrestabile. Come in tutte le cose ci va equilibrio: la dimensione virtuale non sostituisce ma completa quella fisica.

Benedetta: Una delle tematiche che più mi interessa è proprio quella legata ai dilemmi etici tra vita reale e proiezione di noi nella vita virtuale. Quale versione di noi useremo come avatar? Una “migliore”? Quella autentica? Una completamente diversa dal reale? E questi avatar come interagiranno tra di loro? Su un piano reale o in una dimensione completamente alterata e fantasiosa?

Queste domande sono ancora insolute, credo però che, nel quotidiano, più che visori indosseremo dei leggerissimi occhiali di realtà aumentata.

Tornando alla realtà… esistono barriere (tecniche, economiche, ecc.) di qualche tipo, ad oggi, per coloro che desiderano affacciarsi a questa nuova realtà?

Benedetta: Sì, moltissime. Questo è il vero problema, ad oggi, che ostacola la popolarità dei metaversi. In particolare, difficoltà di accesso ai metaversi (visori e app si moltiplicano ma le persone vogliono entrare solo da browser!),  difficoltà di comprensione tecnologica della materia, difficoltà di accesso alle informazioni per mancanza di divulgatori e testate specifiche. Anche per questo, stiamo lanciando dei corsi specifici su queste tematiche.

Pietro: Rispetto ai social, vi sono barriere tecniche, legate alla “costruzione” della tua presenza nei diversi metaversi, barriere economiche, come l’acquisto di land, la costruzione 3D o lo sviluppo di interazioni.

Ad oggi, quali sono degli sviluppi economici che ritieni inevitabili alla luce della nascita del Metaverso?

Pietro: Anche in questo caso, stiamo a vedere! Sicuramente il mondo delle criptovalute giocherà un ruolo importante nello scenario finanziario mondiale.

Benedetta: Sicuramente la nascita di realtà trasversali di sviluppo informatico, real time artist, produzione di contenuti e sales department. Un’economia decentralizzata e basata sulla cooperazione e co-creazione tra Brand, community, content creator ed editori.

Il Metaverso cambierà il modo di lavorare di chi si occupa di comunicazione e audiovisivo come Officina38? Se sì, come?

Pietro: Chi si occupa di comunicazione dovrà “semplicemente” ampliare la propria expertise, tenendo conto di questi nuovi punti di contatto con i proprio consumatori o “preconsumatori”.

Benedetta: Assolutamente sì, andiamo verso una realtà in cui agenzie di contenuti, case di produzione, case di post-produzione e web agency saranno sempre più integrate e sempre più pronte ad erogare servizi ed esperienze in ambito digitale, immersivo e virtuale.

Infine, vorremo fare una domanda più impegnata e trasversale, che ci riguarda tutti: il Metaverso può aiutare nella lotta per l’ambiente e per un mondo più sostenibile? Se sì, come?

Pietro: Ce lo auguriamo tutti. Al momento metaversi e sostenibilità sono concetti che vanno poco d’accordo, ma occorrerà trovare il modo di rendere il più sostenibile possibile anche l’esperienza immersiva delle persone.

Benedetta: Può aiutare la sostenibilità in maniera trasversale, nel senso che il Metaverso è un mondo in cui i principi di equità, sostenibilità, giustizia e parità sociale sono centrali e nasceranno sempre più spazi di discussione, formazione e divulgazione su queste tematiche. È notizia recente che sia nata un’associazione di auto mutuo aiuto dedicata agli alcolisti anonimi proprio nel Metaverso e questo è un bel esempio di come il Metaverso può aiutare a sostenere cause legate anche al benessere personale e mentale.

Insomma, capire oggi cosa ci attende in futuro, specie se si parla di metaversi, è tutt’altro che facile: quel che è certo è che il Metaverso sta suscitando interesse e copiosi finanziamenti da parte di brand e aziende di tutto il mondo.

A conclusione di questo viaggio esplorativo, per il quale ringraziamo ancora Benedetta Caridi e Pietro Bonada, ci sentiamo di fare una breve riflessione: siamo infatti agli albori di quello che si annuncia come il passo successivo a Internet e parlarne è tanto stimolante quanto vago, proprio come deve essere, non essendo legato a nessun tipo specifico di tecnologia, ma piuttosto a un cambiamento generale nel modo in cui interagiamo con essa.

Alla luce di ciò, volendosi ugualmente domandare quali siano i bisogni alla base di questo emergente fenomeno, possiamo citare i due principali: da una parte, il bisogno tipicamente umano di voler migliorare la propria esistenza, in questo caso estendendola e duplicandola nel “reame” digitale; dall’altra, il bisogno delle aziende di trovare nuove opportunità che consentano di estendere o implementare il business digitale.

What will happen? È proprio il caso di dirlo: lo scopriremo solo vivendo! 🙃